Numero 35
Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Riletture di Claudio Cerritelli
- Interpretazioni di Francesco Margoni, Bruno Bandini
- Intervista di Claudio Cerritelli, Rosanna Ruscio
- Grandi esposizioni di Raffaella Pulejo
- Dialoghi di Bruno Bandini e Claudio Cerritelli
- Arte e musica di Franco Forzani Borroni
- Memoria continua di Marialisa Leone, Eros Bonamini
- Arte architettura di Pietro Gentili
- Derive letterarie di Paola Fenini
- Parole e immagini di Paolo Badini, Milena Barberis, Gianni Asdrubali, Luca Giacobbe, Angelo Gabriele Fierro, Franco Giuli, Fabrizio Merisi
- Poesie di Paola Fenini
- Osservatorio di Valentina Gramiccia, Marialisa Leone, Mirella Bentivoglio, Francesca Porreca, Francesca Agostinelli, Bruno Riva, Giorgio Casati, Tiziana Tacconi, Franco Storti
Editoriale
Creatività e didattica dell’arte sono termini che accomunano le diverse identità delle Accademie di Belle Arti in Italia, intese come laboratori che oscillano su diversi fronti operativi, dalle tecniche tradizionali alle contaminazioni tecnologiche, dalle modalità di manipolazione materica ai prelievi direttamente oggettuali, dalle sperimentazioni manuali alle tecniche digitali. L’idea di laboratorio didattico va oltre la gestione dei linguaggi consolidati, si pone piuttosto come verifica di molteplici orizzonti di ricerca, necessità di interrogare i codici del passato per farne condizione stessa della coscienza creativa rivolta al futuro.
Nell’ambito di questa irrinunciabile utopia, tutto sembra muoversi oltre le certezze stilistiche, le convenzioni stratificate, i paradigmi consolidati, in sintonia con quanto caratterizza - per esempio - l’odierno insegnamento all’Accademia di Brera, dimensione che raccoglie orientamenti creativi capaci di indicare le ragioni soggettive e le motivazioni tecnico-espressive dei linguaggi, intese nel loro profondo legame con le dinamiche dell’attualità. Ciò che emerge dalla varietà dei modi in cui gli allievi frequentano il territorio delle arti è la compresenza di diverse concezioni spaziali, visioni in divenire che rivelano un apprendimento e una crescita delle identità individuali, proprio perché le idee e i progetti sono sottoposti alla prova del fare e alle mutevoli possibilità di interpretare il senso del presente nell’atto del suo rivelarsi.
A voler enumerare le scelte praticate dagli allievi si avvertono trasmutazioni continue dal figurale all’aniconico, movimenti di espansione e concentrazione delle forme plastiche, veri e propri esercizi di esplorazione dei linguaggi tra visibile e invisibile, tra concretezza e virtualità, tra sfera progettuale e verifica di uno spazio-tempo in continua metamorfosi. Pittura, scultura, grafica, manipolazione oggettuale, installazione, fotografia, immagine digitale e ogni altra contaminazione tecnica costituiscono il campo di sperimentazione didattica, inteso come esperienza sollecitata - secondo attitudini e modalità diverse - dalla guida dei docenti, con quella competenza e passione necessarie per sviluppare la coscienza critica del pensare e fare arte. Il discorso didattico va infatti affrontato rispettando i tempi di sviluppo dell’esperienza degli allievi, il percorso di assimilazione delle tecniche condotto con un senso del rigore e una libertà d’invenzione senza le quali qualunque metodologia rischia di non produrre forme concrete di consapevolezza, ma solo modelli precostituiti di pensiero. In tal senso, l’insegnamento dell’arte non può che avvalersi di modi di “educazione sperimentale” in grado di avviare i giovani verso quella riflessione critica sugli strumenti di ricerca che è acquisizione fondamentale per sostenere il valore dinamico del fare creativo. (c.c.)
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