Numero 1

Copertina Nuova Meta: N° 1

Sommario

  • Editoriale di Claudio Cerritelli
  • Il piacere della polemica di Bruno Bandini
  • Idee d'attualità di Tommaso Trini
  • Quale critica di Gillo Dorfles
  • Esercizi di lettura di Claudio Cerritelli
  • Percorsi espositivi di Lorenzo Mango
  • L'intervista possibile di Luciano Anceschi
  • Derive letterarie di Alessandra Bruni
  • Inedito di Patrizia Vicinelli
  • Memoria continua di Pietro Manai
  • Parole e immagini di Claudio Olivieri
  • Parole e immagini di Pino Pinelli
  • Parole e immagini di Antonio Violetta
  • Parole e immagini di Pietro Mussini
  • Nuove presenze di Massimo Bignardi
  • Viaggi su carta di Fabio De Poli
  • Archivio di Edoardo Sanguineti
  • Foto unica di Joe Oppedisano
  • Il volto delle istituzioni di Valeria Tassinari
  • Primo piano di Barbara Pascoli
  • L'arte della politica di Concetto Pozzati
  • Figure diverse di Rosanna Musumeci
  • Voci di galleria di Marco Marchini
  • Trascrizioni di Marilisa Leone
  • Altre riviste di Fausta Squatriti
  • Questioni di architettura di Gianni Contessi
  • Nautilus di Nino Piccolo
  • Personaggi di celluloide di Luigi Murolo
  • Doremifasollasido di Alberto Mayr
  • Moda ad arte di Alessandra Vaccari
  • Congiunzioni di Jasmine Pignatelli

Editoriale

Il nuovo corso di Meta nasce con un programma elementare che non smentisce quanto è stato proposto dalla rivista in questi ultimi anni ma ne amplifica e qualifica alcuni orientamenti specifici. Il "passaggio di direzione" non è dunque traumatico, risponde alle esigenze di rinnovamento della rivista più che alle particolari virtù di un nuovo direttore il quale, del resto, ha trovato un terreno ben coltivato, dunque già predisposto per una nuova semina. Nell'attuale panorama delle riviste italiane l'intenzione di Meta è quella di assumere una funzione di riflessione ampia e articolata intorno alle problematiche fondamentali dell'arte contemporanea, approfondendo le ragioni interne e disciplinari della ricerca, con attenzione verso alcune zone di confine in cui essa si configura. L'ambizione minima, ma ben precisa, è quella di costruire una rete di riflessioni critiche evitando di privilegiare l'immagine dell'attualità come direzione univoca degli argomenti scelti. Non ci si può nascondere che il concetto di attualità comprende un'attività del pensiero creativo che non è riducibile allo specchio dei fatti espositivi ed editoriali recenti ma che si muove, almeno, dentro la complessa identità di tutto il nostro secolo. Gli eventi che ci circondano non sono in questo senso esclusi ma vengono interpretati dai collaboratori (artisti, critici, storici, editori, galleristi) che stanno riunendosi intorno a questa NuovaMeta come sintomi di un mutamento di cui è necessario rendersi conto attraverso gli strumenti specifici della ricerca artistica. È fin troppo chiaro, e anche un po' retorico forse, che si possa fare arte critica e teoria anche occupandosi di questioni del passato, ma che con questo tipo di attenzione si possa intervenire direttamente sul presente non è un impegno sempre perseguito. La rivista non vuole essere informativa nel senso che non offre notizie o calendari delle mostre, dei convegni, degli eventi pubblici o privati: c'è già chi ottimamente assolve a questo compito. Meta intende piuttosto comunicare una forte passione per "argomenti diversi" attraverso un armonico, anche se rischioso, collage di opinioni, di considerazioni, di riflessioni e di interventi che offrono l'immagine di un laboratorio in atto. Qui si distillano gli stimoli che provengono dall'arte e dalla critica, dalla teoria e dalla filosofia, dalla politica e dalla letteratura, dalla fotografia e dalla musica, dalla moda e dall'architettura. Il ruolo del direttore è quello di coordinare, misurare e far funzionare reciprocamente queste energie, sempre e solo se esse risultano interne al dibattito e al confronto con le arti visive. Meta vorrebbe inoltre essere in grado di cogliere il senso nascosto della ricerca artistica contemporanea e anche il gusto per gli antichi sapori, per le immagini passate di moda, per quelle ricerche che una sterile gestione del sistema delle arti visive non ha messo in luce, per quanto dotate di senso e di valore creativo. Tutto ciò non è solo nelle intenzioni dei presenti e futuri collaboratori ma nella coscienza del loro modo di operare, di "esserci" al di là delle specifiche competenze. Il destino di Meta si affida, in sostanza, alla capacità degli autori di usare "fortemente" questo strumento di viva registrazione delle idee quale deve essere una rivista che intende per davvero camminare sul territorio quotidiano dell'arte.