Numero 2

Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Il piacere della polemica di Bruno Bandini
- Attualità di Maurizio Nicosia
- Quale critica di Peter Waiermair
- Esercizi di lettura di Lorenzo Mango
- Ritratto d'autore: Salvatore Scarpitta di Claudio Cerritelli
- Percorsi espositivi di Giò Ferri
- Presenza del passato di Alessandra Bruni
- Memoria continua di Filiberto Menna
- L'arte fotografata di Salvatore Mazza
- Altreriviste di Francesco Leonetti
- Parole e immagini di Paolo Minoli
- Parole e immagini di Renato Ranaldi
- Parole e immagini di Gianni Asdrubali
- Parole e immagini di Stefano Pizzi
- Poesie per l'arte di Carlo Invernizzi
- Viaggi su carta di Piero Ruggeri
- Foto unica di Joe Oppedisano
- Nuove presenze di Giandomenico Semeraro
- Il volto delle istituzioni di Valeria Tassinari
- Voci di galleria di Marco Marchini
- Mercanti in fiera di Rinaldo Rotta
- Primo piano di Adriano Badi
- L'arte della politica di Fernando De Filippi
- Nautilus di Nino Piccolo
- Trascrizioni di Marilisa Leone
- Doremifasollasido di Daniele Lombardi
- Moda ad arte di Alessandra Vaccari
Editoriale
È sorprendente come tra i diversi protagonisti dell'attuale rigenerazione politico-sociale anche la figura dell'artista stia oggi subendo il dovere del cambiamento. Ci si é forse dimenticati della costante tensione innovativa che ha caratterizzato i comportamenti artistici contemporanei oppure ci si lascia condizionare dall'immagine non certo esaltante che gli artisti hanno offerto nel recente decennio?
Inutile negarlo, negli ultimi tempi qualcosa non ha funzionato rispetto alla capacità di radicalizzare il ruolo della propria creatività, troppa fiducia è stata posta nelle mani di chi controlla il sistema dell'arte con l'illusione che la qualità della ricerca artistica non dovesse subirne le conseguenze più naturali: il codice d'onore mercantile come unico modello di riferimento. Ne fanno fede le nuove generazioni, disorientate dalle parole d'ordine dell'omologazione eppure desiderose di improntare il loro destino con il segno della propria identità.
Perché allora chiedere che l'artista si adegui all'apparente rovesciamento dei comportamenti politici quando in discussione non è il lavoro culturale ma, ancora una volta, la sicurezza dei rapporti economici, la garanzia dei sostegni politici, l'appartenenza a questa o a quel gruppo di potere dominante?
Nessuno può chiudere gli occhi di fronte alla scarsa consapevolezza dei problemi del lavoro artistico che affligge la classe politica italiana vecchia o nuova che sia, nessuno può ignorare la marginalità delle condizioni in cui si muovono gli operatori artistici, l'assenza quasi cronica delle istituzioni preposte alla ricerca, l'incapacità di ripensare gli strumenti della sua divulgazione.
E che dire dell'informazione giornalistica che degli eventi artistici offre solo l'aspetto più spettacolare, la grande mostra d'effetto, la questione di moda, il personaggio di richiamo? Tutto il resto vive in una splendida oscurità, eppure è proprio in essa che avvengono le cose visibili dell'arte, la vita e la sostanza di quella che si dice "ricerca creativa", così poco disposta a confrontarsi con l'ultima ideologia politica, così lontana rispetto a questi nuovi doveri. Essa è piuttosto interessata a seguire modi imprevisti, movimenti irregolari.
La questione è antica, ma non per questo deve essere data per scontata: si tratta di approfondire le qualità politiche del lavoro artistico proprio in un momento come quello attuale che sembra voler riportare l'arte ad una funzione decorativa, comunque sottoposta al sistema di appiattimento della percezione e della creatività. Di questo stato di cose non bisogna lamentarsi, semmai è urgente farsene carico come di una situazione non sostenibile, da tenere a distanza, almeno se non si ritiene di poterla combattere.
E perché mai si dovrebbe tener conto di una politica che non ha esitato a "tagliare la cultura"? Perché mai si dovrebbe dialogare con chi ignora, con arroganza quasi programmatica, una parte così fondamentale dei valori umani della nostra società quale è quella che il mondo dell'arte produce, con parole e opere che si è disposti a usare e a cavalcare ad uso e consumo di qualunque finalità? Perché?
- Vai a Numero 3/4
- Vai a Numero 1