Numero 9

Copertina Nuova Meta: N° 9

Sommario

  • Editoriale di Claudio Cerritelli
  • Il piacere della polemica di Enrico Mascelloni
  • Interpretazioni di Lorenzo Mango
  • Ritratto d'autore: Bruno Munari di Claudio Cerritelli
  • Estetica di Bruno Bandini
  • Voci di galleria di Marco Marchini
  • Percorsi espositivi di Giacomo Agosti
  • Intervista possibile di Stefano Zecchi
  • Luoghi della scultura di Alberto Ghinzani
  • Parole e immagini di Irma Blank, Getulio Alviani, Franco Mazzucchelli, Roberto Comini, Antonio Maria Pecchini
  • Poesie per l'arte di Francesco Leonetti, Roberto Sanesi
  • Viaggi su carta di Laura Panno
  • Scritture per l'arte di Sara Honneger
  • Arte e computer di Nino Mustica
  • Istruzione artistica di Dario Giugliano
  • L'arte fotografata di Salvatore Mazza
  • Arte e natura di Marilisa Leone
  • Congiunzioni di Pietro Gentili
  • Osservatorio di Jasmine Pignatelli
  • Altreriviste di Vegetali Ignoti

Editoriale

Altro che internazionalismo a buon mercato, apprezzabile tensione a superare i limiti del localismo che spesso non corrisponde ad un reale riscontro ma scaturisce solo dal falso mito dell'espansione tecnologica del consumo di massa.
Altro che opere inserite telematicamente nel veloce circuito della comunicazione quando, di fatto, i riferimenti conoscitivi del loro valore non sono mai messi in discussione.
Altro che adattarsi alle cosiddette produttività internazionalistiche che peraltro si stenta a comprendere visti i risultati dei nostri maggiori professionisti del sistema dell'arte, concentrati da almeno vent'anni intorno allo stesso progetto di potere culturale e mercantile.
Altro che essere tacciati di localismo critico e manageriale se poi, nel superare quest'orizzonte, si viene espropriati del proprio spazio di elaborazione culturale, ostaggi del principio di emancipazione, di nuovo internazionale, suggerito dallo schema Europa\America.
Altro che rifiuto della cultura materiale, della riduzione dell'arte a manufatto, a corpo in cui si fonda la coscienza individuale dell'origine come fondamento del linguaggio, se non esiste ancora figura d'artista in grado di sostituire l'antica immagine del creatore di mitografie.
Altro che discussioni sulle megamostre in cui il cannibalismo tra arte e moda raggiunge esiti di straordinaria intensità, entrambi vittime e carnefici della medesima volontà di prevaricazione. Altro che fingere di scandalizzarsi se i progetti rimangono nel cassetto quando la politica dell'arte accetta solo di realizzare ciò che può essere digerito in fretta, in modo da coinvolgere tutto in modo sempre leggero, mitigando le difficoltà di lettura in qualunque modo e con qualunque salsa.
Altro che selezionare gli artisti in base alla loro capacità di essere funzionali ad un prodotto competitivo se poi questo meccanismo di coercizione finisce con il programmare un'arte senza dimensione critica, stupida, casuale, simile a una pentola a pressione che borbotta.
Altro che svalutare gli sforzi di resistenza individuale in un contesto sempre meno credibile e praticabile, eppure aperto a chi voglia quotidianamente impegnarsi su questo fronte irresponsabile, capace di affrontare qualunque evenienza.
Altro che gruppi, gruppetti, gruppettini e gruppettari di cui sono zeppe tutte le "microcronache dell'universo" se non si è capaci di accettare un minimo sistema di differenze, di mescolanze, di mutazioni che esprimono un'attitudine critica a considerare l'arte come un magico rapporto con le cose, un'arte di cui tutti devono saper far uso.
Altro che affidarsi alle astuzie della ragione, trattare l'invenzione come una malattia infantile per poi ridursi ad amministrare un gergo di buoni propositi esibendo le proprie carte senza fare i conti con il presente.
Altro che scrivere tutto quello che capita, tutto l'ovvio e il patetico possibile, nel breve spazio di un editoriale che aveva tutto il tempo per tacere.