Numero 11

Copertina Nuova Meta: N° 11

Sommario

  • Editoriale di Claudio Cerritelli
  • Il piacere del vero di Getulio Alviani
  • Interpretazioni di Lorenzo Mango
  • Ritratto d'autore: Lamberto Pignotti di Claudio Cerritelli, Gudrum De Chirico
  • Arte e istituzioni di Renato Alongi
  • Quale critica di Mario De Micheli
  • Riflessioni di Raffaella Pulejo
  • Voci di galleria di Marco Marchini
  • Estetica di Bruno Bandini
  • Luoghi della scultura di Alberto Ghinzani
  • Parole e immagini di Alfonso Talotta, Nicola Carrino, Nanni Menetti, Mino Ceretti, Mario Raciti, Michelangelo jr, Annamaria Gelmi
  • Poesie per l'arte di Francesco Leonetti
  • Scritture per l'arte di Francesco Ballo, Jasmine Pignatelli
  • Viaggi su carta di Angelo Cagnone
  • Questioni di architettura di Maurizio Medaglia
  • Fotounica di Joe Oppedisano
  • Osservatorio di Antonio Gasbarrini
  • Arte e astrologia di Pietro Gentili
  • Teatro di Fabio Mauri
  • Racconti di design di Patrizia Mello
  • Memoriacontinua di Egidio Mucci

Editoriale

C'è un singolare professore siciliano che da diversi anni svolge attività di sperimentazione sull'uso didattico e produttivo delle nuove tecnologie comunicative.
Innamorato del dibattito intorno alle "tre culture" (umanistica, scientifica, multimediale) il professor Tullio Sirchia ha promosso e organizzato qualche anno fa un convegno con illustri studiosi che hanno analizzato i percorsi della conoscenza scientifica e quelli dell'invenzione artistica, l'ibridazione delle forme, dei tempi e degli spazi, inoltre gli orizzonti del paesaggio multimediale e i meccanismi di formazione della mente globale. Tali questioni sono affrontate nell'ambito della scuola, verificate sul campo, vissute nel laboratorio quotidiano della vita, sollecitando problematiche di cui si è soliti riempirsi la bocca e che, in occasioni come questa, trovano straordinari modelli di confronto critico, esplorando la comunicazione che avvolge le cose.
Prim'ancora che di espressioni artistiche mi pare necessario riflettere sulle questioni pedagogiche che - come si legge negli atti del convegno - hanno come obiettivi "produrre e consumare cultura fatta in proprio per lo studio del territorio e dell'attualità", ma soprattutto "insegnare a tutti, docenti e discenti, a leggere e a scrivere linguaggi verbali e non verbali, manuali e tecnologici, analogici e digitali".
È confortante - in situazioni spesso approssimative e velleitarie come sono spesso quelle che caratterizzano le ideologie multimediale - è confortante osservare con quanta serietà personaggi come Sirchia e compagni, e suppongo diversi altri nel mondo, vanno impegnandosi per preparare le future generazioni attraverso la consapevolezza di nuovi modelli di crescita intellettiva.
L'atteggiamento più rilevante che emerge da questo dibattito sta nel mantenere ben intrecciate le tecnologie della comunicazione (scrittura, stampa, multimedia) non gerarchizzando mai il loro ruolo nella prospettiva del presente\futuro, anzi verificando le diverse potenzialità con cui i messaggi vengono inviati nello spazio e nel tempo attraverso tre sistemi di produzione parallela: manuale, industriale, virtuale.
In verità, sul tema delle tre culture non tutto è chiaro, ammette con serenità lo stesso Sirchia, e precisa: "Immersi come siamo nel processo di riambientazione antropologica, si ha difficoltà a distinguere esattamente i termini della questione. La cultura multimediale è cultura umanistica tecnologizzata o cultura scientifica informatizzata o una sintesi di entrambe? Oppure un insieme di tutte queste cose e, al tempo stesso, qualcosa d'inedito che apre un nuovo orizzonte di civilizzazione?"
Anche la produzione artistica è coinvolta in questi interrogativi di non poco conto, partecipa al progetto di rifondazione dei linguaggi, fonde i modelli scientifici e quelli poetici, le pratiche manuali a quelle digitali, l'impegno creativo e il lavoro intellettuale. Il gioco è aperto: tecniche tradizionali e linguaggi virtuali coprono non senza contraddizioni lo spazio dell'esperienza creativa, il loro dialogo è spesso diffidente. Poco importa, purché il potere delle nuove tecnologie non sia indiscriminato ma sappia esercitare la creatività nel rispetto del passato, con libertà di utilizzare nuove sintesi visive, altri sistemi di segni, estremi transiti di quel gioco seducente che è l'arte.