Numero 14
Sommario
- Editoriale di Getulio Alviani
- Ritratto d'autore: Paolo Minoli di Claudio Cerritelli
- Il piacere della polemica di Annamaria Janin
- Interpretazione di Lorenzo Mango
- Campi teorici di Bruno Bandini
- Strappi di Maurizio Medaglia
- Segnali ai naviganti di Paolo Mozzo
- Modelli culturali di Anna Bianchi
- Fotografia di Fabrizio Garghetti
- Riletture di Getulio Alviani
- Collezioni d'arte di Giancarlo Baccoli
- Primo piano di Claudio Nembrini
- Parole e immagini di Thea Blaas, Paolo Patelli, Giuliano Giuman, Lucio Giacintucci, Paolo Scirpa
- Scritture per l'arte di Claudio Olivieri
- Musica e pittura di Edoardo Franceschini, Giorgio Gaslini
- Scritture per la critica di Carlo Invernizzi
- Osservatorio di Getulio Alviani, Francesco Tedeschi, Marilisa Leone, Antonello Rubini, Ilaria Schiaffini, Marialuisa Ciusa, Antonio Maria Pecchini, Claudio Nembrini, Marco Meneguzzo, Bruno Bandini
- Memoria continua di Carlo Micheli
- Arte e cinema di Leonardo Capano
- Nutrire il pensiero di Stefania Moroni
- Arte e sacralità di Pietro Gentili
Editoriale
l'intelligenza del terrore e il terrore dell'intelligenza.
altre considerazioni s'impongono oggi a chi usa gli occhi, da sempre acutizzati come è prerogativa dell'arte percettiva, per recepire e sintetizzare il massimo delle informazioni e non solo la superficie delle cose. l'occhio è diventato solo uno strumento da sfruttare essendo il primo organo recettore per far entrare nell'uomo tutto quello che il "sistema" reputa necessario e vuole, per portarlo: al consumismo, alla passività, all'inganno, all'economia del disastro basata sul denaro e a quanto ne consegue. il denaro è quanto di più perverso l'uomo abbia "creato": la sola legge del denaro è che deve riprodurre se stesso. e così l'uomo occidentale (e non solo), sotto l'imponente spinta americana, è ormai abituato (e non può farne più a meno) alla finzione, alla demagogia, alle strategie, agli slogans, ad essere imbonito con ogni mezzo, fino all'attuale infantilizzazione e perdita di intelligenza. l'occhio, suo malgrado, è il mezzo più facile da violentare, da manipolare. e chi lo violenta non corre nessun rischio anzi, spessissimo, sempre, dai meno dotati in su, ne viene gratificato. invece abbiamo tutti visto quello che è successo in una mattina piena di sole, dalla visibilità ottimale, non sollecitati da aspettative, preparativi e pubblicità, non alterati da turbamenti psichici di alcun genere, scevri da ogni interesse. abbiamo visto un evento di una regia perfetta, assoluta della realtà. poi la realtà è divenuta televisiva e giornalistica e sono cominciati il coinvolgimento e la spettacolarizzazione (come si usa) della catastrofe: le scene più tremende contrappuntate, o meglio accompagnate, costantemente dall'andamento delle borse. un insieme fatto di tutto e di tutti, di chi più ne ha più ne metta, interpretazioni di ogni tipo, un insieme vorticoso che non terminerà mai, da girone dantesco, che irretisce tutto il mondo senza capire, ma con il solo diritto-dovere di opinare, come avviene oramai per tutto, perché questo è l'andazzo voluto dai mass-media asserviti all'audience, che poi vuol dire profitto. mentre vedevo, quella mattina, pensavo a quanto ho visto recentemente a belgrado, ma il mio ricordo risaliva subito alle immagini che da bambino avevo visto al cinegiornale e poi pubblicate ovunque, di hiroshima e nagasaki e poi via via corea, vietnam, cambogia, somalia, sino al non lontano bagdad. quasi sempre piccoli luoghi, piccolissimi, resi ancor più piccoli dalla sproporzionata grandezza degli altri. e non potevo che pensare allo sterminio degli indiani indifesi a casa loro. tutto però lontano, è sempre stato così, dai centri di potere, intoccabili, rimasti integri, ovattati. ora il tutto è diventato dominio dei scenografici mezzi di informazione televisiva, con gli speakers che badano solo ad esibirsi, a far gli attori con falsi atteggiamenti e voci da circostanza per accattivarsi le simpatie delle masse che decreteranno il loro successo che poi vorrà dire ancora denaro. questi nuovi vati, da emittenti perfette in tutto per aumentare credibilità, secondo le veline che ricevono, ma oramai tutta la terra ha identici comportamenti, spronano, o si eccitano, o morbosamente portano alla attesa spasmodica della vendetta contro chi viene sempre preceduto dalla parola "plurimiliardiario" proprio per farlo sembrare un antagonista alla pari come si fa per un incontro di calcio tra una squadra di fuoriclasse ed una di promesse vigorosissime. non è proprio così! ma l'occhio vede la realtà. ha visto la disparità galattica, macroscopica, incommensurabile che c'è tra il potentissimo, sofisticatissimo, costosissimo apparato bellico, frutto di un'industria trainante nazioni intere come è quella degli armamenti da una parte e le quattro armi di scarto che ci sono dall'altra. l'occhio vede due condizioni di esistenza che sembra impossibile si trovino sullo stesso pianeta: la ricchezza di tutto in tutto, dagli agi smodati, alla futilità delle mode, agli sprechi offensivi, alla opulenza, sino alle distese rasate al millimetro dei prati da golf dove giocano coloro che decidono la guerra contro chi vive in maniera disumana, in luoghi inospitali, desolati, impervi, difficilissimi dove tutto è scarno anche le ideologie e l'intelligenza, dove il sopravvivere è qualcosa che dà meno speranza che morire. dove l'avere i sandali e un pezzo di tela per coprirsi dal sole e dal freddo è tutto. colpevolizzati di tutto: dai loro animi agli stupendi, in tutti i sensi, burka. per quello che mi riguarda, in arte, i miei occhi quanta paccottiglia schifosa hanno visto! vacche e facce di travestiti, barattoli di minestra, sedie elettriche, tacchini impagliati, vecchie carriole, scatoloni di cartone appiccicati alle pareti interne di palazzi antichi, calchi di scarpe, stereotipati cuoricini, telefoni smisurati flosci, e quant'altro. tutto per produrre shock, per "decostruire", "rompere", per "distruggere" ma solo "metaforicamente" perché subito dopo arrivava l'osanna. per distruggere tutti gli altri sì, per sopraffarli in tutti i sensi sino a quello a cui sono sempre più interessati: il denaro; stabilendo nuove leggi, nuovi codici, inventando e imponendo il "sistema dell'arte" basato totalmente ed esclusivamente sul denaro: dalla pubblicità, alle aste, agli investimenti, alle speculazioni, sino, non è cosa rarissima, alle più azzardate o inimmaginabili operazioni, riciclaggio compreso. dove anche se c'è un ottimo artista ma non costa caro è una nullità, una "schiappa" e chi è "scelto" dal sistema perché rispondente alle caratteristiche necessarie per produrre quattrino e costa carissimo, allora è un "genio". perché il solo valore è (ma forse un giorno diventerà "era") quello di infettare il mondo con il denaro. comunque quel fatto potrebbe cambiare la coscienza del mondo (ma penso non avverrà per ora cosi').
chelm, 1 ottobre 2001
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