Numero 17

Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Ritratto d'autore: Riccardo Cordero di Claudio Cerritelli
- Grandi eventi di Bruno Bandini
- Arte e istituzioni di Nicola Carrino
- Riflessioni di Alberto Veca
- Collezioni d'arte di Getulio Alviani
- Interpretazioni di Francesco Pavesi
- Convegni di Paolo Minoli
- Editoria di Giorgio Maffei
- Strappi di Maurizio Medaglia
- Arte e poesia di Antonio Maria Pecchini
- Parole e immagini di Tonino Milite, Salvatore Scarpitta, Donata Lazzarini, Sandro De Alexandris
- Poesia di Annamaria Janin, Maurizio Medaglia
- Memoria continua di Gianfranco Ravasi
- Osservatorio di Silvia Ferrari, Alberto Veca, Claudio Nembrini, Barbara Imò, Marilisa Leone
- Derive letterarie di Enrico Badellino
- Arte e astrologia di Pietro Gentili
Editoriale
Rispetto alla cosiddetta "dittatura dello spettatore" che in questi mesi è stata esaltata nell'ambito della Biennale veneziana osiamo riprendere un discorso sempre affrontato da questa rivista e dire: che importanza assume oggi il ruolo del pubblico?
Queste e altre domande si pongono nel momento in cui l'attuale società dello spettacolo pare completamente disinteressata a sollecitare un comportamento critico nei confronti delle regole della rappresentazione e dei meccanismi persuasivi di una comunicazione estetica finalizzata perlopiù alle esigenze del profitto.
Del resto, la qualità interpretativa del pubblico è legata particolarmente all'effetto di straniamento che è disposto a vivere, non straniamento retorico ma vero e proprio strumento per trasformare l'uomo e le sue possibilità di cambiare la società.
Di fronte alla mancanza di una profonda dimensione critica che spesso caratterizza diversi versanti dell'attuale panorama artistico, un pensiero va ad un personaggio come Bertolt Brecht, artista totale che non solo si è impegnato ad aiutare gli uomini a prendere coscienza delle mistificazioni del reale, ma ha suscitato una concezione della forma artistica come segno modificabile, realtà problematica del processo di comunicazione intersoggettiva.
Che l'arte contemporanea si sia sempre identificata nel presupposto di un sistema di segni mutevoli è una convinzione che risiede nella lettura dei linguaggi creativi che hanno interpretato la realtà al di fuori di ogni illusoria rappresentazione, come pratica del dubbio e dell'interrogazione, ben oltre i falsi miti delle certezze e delle garanzie della logica dominante.
Queste riflessioni si pongono spontaneamente nell'ambito di questa necessità di ritrovare il senso di un autentico contatto con il pubblico, attraverso una serie di gesti dimostrativi con cui ogni artista esprime non solo se stesso ma soprattutto un legame sociale, una possibilità di dialogo con i lettori, uno slancio a sentirsi partecipi di un comune destino.
Gli stili, le metodologie, i linguaggi sono quelli del secolo appena passato, sono le verifiche del novecento, le avanguardie e le tradizioni del nuovo che ne hanno reso stimolante il percorso, non senza contrapposizioni e guerre di religione creativa.
Comunque siano, i linguaggi dell'attualità costituiscono una mappa di percorsi che si intrecciano e si distaccano senza pausa, guardano soprattutto al proprio tesoro di forme e di colori, di segni e di scritture visive con cui si sogna ad occhi aperti.
Sono immagini che appartengono all'attualità artistica che per molti versi ha smarrito il senso dei rapporti sociali che stanno alla base della vita culturale e del dibattito di idee che essa dovrebbe comportare, e comporta sempre meno.
Sono immagini frantumate di un'identità che creativa che crede ai valori dell'interiorità e della visione etica della vita, dello scambio e della verifica di valori come questi, senza i quali tutto pare risibile, indegno d'attenzione, stravolto da falsi obiettivi.
L'artista non può separarsi da questo impegno critico, e fortemente creativo, nei confronti della messa in scena dei rapporti attuali, non può far finta di non vedere un sistema pseudo-culturale che ne oscura la visibilità e ne limita la funzione. Non può dunque rinunciare a quell'impegno civile e umano che da solo può ricongiungere il ruolo dell'arte alla sua forza originaria, all'energia di un linguaggio che attraverso modi parziali parla di significati universali.
In tal senso, l'orientamento di questi pensieri è essenzialmente mirato ad esprimere quel sentimento di contraddizione che sta alla base di ogni atto fisico e mentale, atto vitale capace di suscitare passione e rivolta contro l'appiattimento e l'egoismo culturale che producono ignoranza e sopraffazione a tutti i livelli della comunicazione. Ma non bisogna farsi illusioni, sembrano dire gli artisti, del resto, neppure per loro che usano bagliori cromatici e lampi di genio è semplice rischiarare i tempi bui del presente.