Numero 18

Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Ritratto d'autore: Lucio Fontana di Claudio Cerritelli
- Intervista di Giorgio Cardazzo, Getulio Alviani
- Riflessioni di Alberto Veca
- Interpretazioni di Elena Modorati
- Strappi di Maurizio Medaglia
- Arte e velocità di Michele Marchianò
- Poesie di Fausta Squatriti, Tonino Milite
- Parole e immagini di Franca Ghitti, Corrado Bonomi
- Memoria continua di Alessandro Fieschi
- Scultura urbana di Anna Finocchi
- Osservatorio di Fausta Squatriti, Claudio Cerritelli
- Derive letterarie di Enrico Badellino
- Fotografia di Bruno Bandini
- Arte e ceramica di Riccardo Zelatore
- Fumetto di Simone Berrini
- Dialoghi di Paolo Iacchetti, Elisabetta Longari, Sean Sheananan, Sandro Martini, Luigi Sansone, Antonella Gandini, Franco Piavoli
Editoriale
Perché non tornare a parlare di collocazione di opere progettate per una funzione estetica sociale, di proposte espositive dedicate alla costruzione di percorsi temporanei che proiettano la scultura all'interno del tessuto cittadino?
Si tratta di progetti che mirano ad arricchire il contesto urbano con molteplici segni plastici in grado inserirsi in un orizzonte di integrazione tra arte-architettura-paesaggio. Si tratta di un interesse già evidenziato nel passato attraverso la promozione di interventi urbani oggi meritevole di essere rivitalizzata: scultura e arte ambientale con destinazione visibile, segni e segnali per la città.
L'impegno ancora possibile per un'arte sociale riguarda un terreno d'azione a cui collabora la figura dello scultore come specifico competente dei linguaggi visivi e la committenza pubblica come azione programmata che affronta l'idea di arredo urbano al di là delle sue versioni riduttive, come coinvolgimento totale degli artisti capaci di progettare sul campo. Analizzando la città, prendendo coscienza dei problemi strutturali del luogo, gli scultori possono dare un contributo specifico, efficace e diretto, che consente di verificare il sogno fantastico della forma plastica nella sua concreta attualità: come un'utopia realizzabile, un'immaginazione materialmente tangibile nella nuova visione dell'ambiente. Questo orientamento nasce dalla coscienza dell'utilità di un "programma di interventi pubblici" in grado di creare le condizioni più idonee per realizzare nelle diverse realtà urbane percorsi di opere ambientali in grado di determinare una presenza non effimera dell'arte nella città.
Bisogna in tal senso aver coscienza del destino sociale delle opere, di come potranno essere fruite, quotidianamente godute e assimilate dalla coscienza estetica collettiva. E' infatti necessaria una progettazione ambientale capace di promuovere le sculture nelle città come segni attivi, stimolatori di riflessione estetica, ma soprattutto come strumenti di conoscenza non estranei all'identità sociale dei luoghi d'intervento.
Ogni città dovrebbe essere considerata come luogo di trasformazione estetica aperto alle esigenze della collettività, laboratorio di idee per ripensare la funzione dell'arte pubblica, ben oltre il concetto riduttivo di scultura come strumento di pura magnificenza estetica, di abbellimento o di semplice decorazione urbana. Il destino dell'arte pubblica è strettamente legato alla divulgazione dei suoi significati, non escludendo mai una finalità didattica che permette al cittadino di amplificare la percezione e di fruire con consapevolezza la dimensione estetica della città.
E' intorno a queste problematiche che il linguaggio della scultura deve rafforzare il suo ruolo, ponendosi come strumento di qualificazione estetica della città e del paesaggio, come territorio totale il cui significato cresce nell'intreccio della dimensione individuale e collettiva.
Superando l'indifferenza dei luoghi, le sculture nella città diventano strumenti di trasmissione di energie capaci di contrastare l'atrofia della percezione e di trasformare l'ambiente in territorio effettivo. Un territorio di forme pubbliche non estranee allo sguardo dei cittadini che possono incontrarne la presenza in una piazza, lungo una strada, dentro un parco, davanti ad un palazzo pubblico, in tutte le situazioni in cui è possibile e plausibile sentire il peso percettivo della sua funzione estetica ed etica.
La responsabilità degli artisti coincide con la loro professionalità, con la sensibilità creativa necessaria a ridefinire gli spazi urbani attraverso materiali e metodologie di lavoro che rispettano l'ecosistema ambientale e il rapporto umano, al di là della prevaricazione delle nuove tecnologie.
In tal senso il contributo degli artisti sta nell'interrogare lo spazio, nell'indagare la potenzialità della scultura come linguaggio non fine a se stesso ma collegato con tutte le funzioni vitali della città, in modo da rinnovare continuamente il dialogo tra opere e ambiente, in modo da evitare ogni degradazione della scultura, ogni sua negazione, ogni rifiuto del suo ruolo nella città.
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