Numero 24

Copertina Nuova Meta: N° 24

Sommario

  • Editoriale di Claudio Cerritelli
  • Ritratto d'autore: Pirro Cuniberti di Claudio Cerritelli, Dario Trento
  • Interpretazioni di Alberto Veca
  • Scritture di Miklos N. Varga
  • Riletture di Nanni Menetti
  • Design di Bruno Bandini
  • Verifiche di Paola Boccaletti
  • Teatro di Marialisa Leone
  • Edizioni d'arte di Giorgio Celli, Eristeo Banali
  • Letteratura di Enrico Badellino
  • Appunti critici di Elena Modorati
  • Parole e immagini di Giorgio Olivieri, Gian Vincenzo Monni, Nicola Carrino, Isacco Del Castello
  • Poesie per l'arte di Fanny Usellini, Tonino Milite
  • Archivio fotografico di Fabrizio Garghetti
  • Osservatorio di Claudio Cerritelli, Ilaria Bignotti
  • Autocritica di Leonardo Capano

Editoriale

La scultura come arte pubblica è una delle questioni di cui l'attualità si fa carico e, anche se in modo discontinuo, costituisce un problema sospeso tra l'esigenza di autonomia dell'arte e le sue inevitabili implicazioni di ordine politico relative all'impegno delle istituzioni.
Le riflessioni metodologiche per affrontare il rapporto scultura-ambiente sono molteplici, esse esprimono la complessità degli orientamenti che il concetto di opera d'arte ha seguito nel corso del '900, terreno di un dibattito aperto alle nuove concezioni spaziali.
La diversificazione delle prospettive estetiche non può infatti ignorare alcune questioni essenziali che si ripropongono ogni qualvolta si affronta l'identità della scultura sul versante delle ipotesi e dei progetti, delle utopie e delle verifiche concrete.
Bisogna commisurare le esigenze teoriche a quelle pratiche e, pur nel rispetto della libertà d'invenzione degli artisti, è sempre utile chiedersi: secondo quali principi gli scultori prendono coscienza della complessa natura del luogo urbano, del paesaggio, dell'ambiente? Attraverso quali metodologie essi progettano opere in relazione alla visualità di un parco, di una piazza o di uno spazio legato all'architettura commisurando il linguaggio della scultura ai vincoli posti dal luogo d'intervento?
Questi interrogativi nascono dal dialogo con gli artisti, dalle esigenze del loro processo creativo, soprattutto da quella volontà di incidere sulle modificazioni del gusto che l'arte contemporanea ha sempre posto come condizione del suo rapporto con lo spazio sociale, sia sul versante della cosiddetta avanguardia sperimentale sia su quello della continuità con la tradizione. E' necessario comprendere che la funzione ambientale della scultura, spesso oscillante tra retorica monumentale e funzione d'arredo, non va intesa come strumento di magnificenza estetica ma come ridefinizione dello spazio a partire dalla conoscenza del suo carattere originario, in un armonico dialogo tra le esigenze espressive dell'artista e la specifica natura dell'ambiente considerato.
L'atto di far vivere un'opera nel paesaggio o nella città comporta sempre un pensiero creativo in grado di qualificarsi non come abbellimento decorativo ma nel senso di una vera e propria responsabilità sociale dell'opera plastica. E' affrontando queste preoccupazioni che gli scultori contemporanei esprimono quella coscienza creativa che sostiene il linguaggio della scultura come strumento che interagisce con il paesaggio, affinché i segni plastici sappiano esprimere sia le poetiche individuali sia il rapporto con il pubblico, stimolando la sua partecipazione ad un orizzonte di fruizione collettiva.
Tale relazione costituisce la ragione primaria della scultura sociale, essa non può essere trascurata, travisata o, come avviene spesso, lasciata ad una lettura ingenua e sprovveduta che conduce ad una conoscenza improvvisata dei significati progettuali dell'opera ambientale.
Bisogna in tal senso sviluppare strumenti di comprensione dell'arte capaci di cogliere la funzione comunicativa della scultura sia come entità autonoma sia come segno creativo in rapporto al sistema di segni preesistenti nell'ambiente, solo in questo modo si può valutare l'opera plastica come un bene sociale proiettato verso una complessa prospettiva culturale. La collocazione di sculture in un contesto pubblico non è un semplice atto espositivo ma un'operazione che aspira a radicarsi in quel medesimo contesto, richiede un'attenzione verso i criteri di allestimento delle opere in grado di congiungere molteplici aspetti della ricerca degli scultori, dal momento della progettazione e realizzazione dell'opera a quello non meno decisivo della sua fruizione. Anzi, il momento progettuale deve tenere conto fin dall'inizio di tutte le problematiche relative ad una corretta lettura della scultura come linguaggio che interagisce con il luogo.