Numero 25

Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Ritratto d'autore: Rodolfo Aricò di Claudio Cerritelli
- Inediti di Luigi Sansone
- Interpretazioni di Alberto Veca
- Eventi espositivi di Bruno Bandini, Elisabetta Longari, Raffaella Pulejo
- Profili di Elena Modorati
- Lettere di Carlo Invernizzi
- Fotografia di Joe Oppedisano
- Parole e immagini di Valdi Spagnuolo, Angelo Cagnone, Claudia Pagani
- Saggistica di Enrico Badellino
- Fiere d'arte di Camilla Bertoni
- Osservatorio di Claudia Collina, Giorgio Sandri, Silvia Ferrari
- Scultura/ceramica di Claudio Cerritelli
Editoriale
Rispetto alla fortuna attuale del Futurismo mi sembra che non vi siano dubbi intorno alla persistente forza d'urto di cui ancor oggi sono dotate le idee e le azioni di questo movimento decisivo nella coscienza artistica del '900.
Mentre si avvicinano le celebrazioni per il centenario del Manifesto scritto da Marinetti e pubblicato dal "Figaro" di Parigi il 20 febbraio 1909 si avverte che l'interesse per il Futurismo non è solo legato alle vicende storiografiche ma anche alle relazioni con l'attualità delle arti, intesa nel suo fluido insorgere dalle forme di arte ambientale fino ai nuovi orizzonti tecnologici.
Nel riferirsi al futurismo va sottolineata la rilettura del concetto di totalità, di teatralizzazione dei linguaggi, di sinestesia e di contaminazioni teceniche, questioni di forte interesse che non possono non tenere conto della complessa macchina costruttiva che sta alla base dei singoli aspetti della tensione futurista dell'universo comunicativo.
Diverse sono le tendenze, aree di ricerca e tecniche sperimentali che evocano simili problematiche creative: l'enviroment, l'happening, la poesia visiva, le tavole parolibere e quelle tattili, l'integrazione sonora e rumoristica dell'opera, le forme di pittura ambientale, l'ars combinatoria della creatività postmoderna, persino l'etichetta di un nuovo futurismo. Si tratta di esperienze diversificate che portano verso la soglia dell'attualità, verso tutte quelle forme d'arte che guardano ai nuovi mezzi comunicativi con l'urgenza di esercitare il mito della comunicazione interattiva e tutto ciò che riguarda una concezione del tempo che supera i vincoli dello spazio.
Certo, gli artisti attuali non sempre avvertono la complessità degli approcci che i futuristi sollecitavano attraverso varie metafore della comunicazione: essere artisti totali, sentirsi veloci come la luce, usare la luce come materia elettrizzante, viaggiare dentro le sue onde invisibili, nutrire il desiderio di una sensorialità senza limiti. Viene dunque da chiedersi: l'arte attuale è all'altezza di questo sogno ancora possibile?
L'impressione è che la carica eversiva del futurismo e la sua intensità immaginativa sia un'esperienza irripetibile che non trova facile riscontro nelle conseguenze impreviste della sua identità. Anche quando la relazione arte-totalità si affida a costruzioni architettoniche irradianti, ambienti emotivi avvolgenti, sollecitazioni coinvolgenti del pubblico, la sensazione è che queste ricerche tocchino solo una parte del discorso totale, siano in sostanza limitate a questo o quell'aspetto di una visione più dilatata.
Tuttavia, cresce nelle ultime forme di arte tecnologica la volontà di mettersi in gioco, di favorire nuove mofdalità di attivazione attraverso l'uso del video, del computer e delle tecniche virtuali, strumenti coinvolgenti per diventare soggetti interattivi.
Quanto ci sia in queste strategie di confrontabile con le radici futuriste va valutato volta per volta, esperienza per esperienza, senza genericità, apprezzando, per esempio, le installazioni interattive basate sulla dinamicità dello spettatore e sul suo coinvolgimento sinestetico e sensoriale.
Quello che conta è che l'artista tecnologico non sia estromesso dal processo che egli stesso innesca, che il suo intervento riesca comunque a trasformare in prima persona la realtà virtuale in cui si colloca e che, in questa sfida, egli sia pienamente consapevole del dialogo che viene instaurato con l'osservatore.
Nuovi materiali e nuove tecnologie non garantiscono alcuna nuova energia all'arte, è piuttosto la forza del pensiero che spinge la materia a provocare inedite prospettive ed effettive trasformazioni conquistate nell'atto di svelare l'invisibile, la visione sconosciuta, la totalità non rivelata.
Non serve illudersi di abbandonare la materia come se fosse zavorra di cui l'arte può alleggerirsi senza scompensi, la materia è condizione senza la quale l'idea stessa di arte perde il rapporto essenziale con la sfera dei sensi umani. La lezione futurista ha indicato il potere polisensoriale delle forme creative come tramiti insostituibili di ogni strategia comunicativa, la convinzione è che non vi sia viaggio virtuale che possa per davvero simulare il corpo dell'arte attraverso le pur straordinarie tecnologie dell'immateriale.
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