Numero 26/27

Sommario
- Editoriale di Claudio Cerritelli
- Scritti d'autore di Sandro De Alexandris
- Arte e tecnica di Bruno Bandini
- Interviste di Rosanna Ruscio
- Memoria continua di Pierre Bohr, Paola Brusati, Paul Goodwin, Kevin O'Neill, Maria Grazia Recrosio, Danilo Borrelli, Dimitra Papantoniou, Antonella Gradellini
- Mecenatismo di Isacco Del Castello
- Nuove frontiere di Renata Mandis
- Istituzioni di Sandro Parmiggiani
- Musei di Anna Comino
- Inediti di Fausta Squatriti
- Design di Giovanni Federle
- Fotografia di Mattia Ruggeri
- Didattica dell'arte di Francesco Correggia
- Scritture di Franco Forzani Borroni
- Parole e immagini di Paola Fonticoli, Ettore Ghinassi, Alessandro Traina, Roberto Casiraghi
- Osservatorio di Patrizia Nuzzo, Stefania Viola Azzurro, Luigi Sansone, Silvia Ferrari, Ornella Mignone, Claudio Cerritelli
Editoriale
A cinquant'anni dalla scomparsa, la figura di Ovaldo Licini è un riferimento sentito da molti artisti che avvertono un profondo legame con il suo mondo poetico, sia per quanto riguarda il sentimento della geometria sia per l'evocazione di misteriosi sconfinamenti, ma soprattutto per il carattere emblematico della sua arte solitaria e segreta, suscitatrice di emozioni autentiche, di slanci illimitati che solo pochi altri artisti del '900 hanno saputo infondere in modo cosi' intenso.
Quando si pensa a Licini si guarda all'arte come esperienza poeticamente assorta nel tempo illimitato dello spazio pittorico, dentro l'inquieta genesi della forma che penetra ogni barriera del visibile, sorretta da una tensione che va oltre ogni perimetro culturale, al di là di ogni certezza rappresentativa. Chi ama Licini non può che sentirsi coinvolto dalla sua capacità di rivelare soglie illimitate, sia quando si muove lungo i crinali fantastici del paesaggio sia quando inventa i ritmi del sentimento geometrico. Sia nel momento in cui rigenera lo slancio dello spazio con voli assolutamente irrangiungibili.
Gli artisti sono affascinati dalla leggerezza irreale della sua visione, dall'avventura sempre mutevole del segno e del colore, dalle presenze angeliche di un mondo trasfigurato e incompreso, dai pensieri ribelli che s'insinuano nel vuoto, sempre sul punto di portarsi altrove.
Lirico è il movimento dello sguardo che l'immagine sollecita tra simboli figurali e calligrafie sfuggenti, tra segni in libera ascesa e pensieri insofferenti a qualunque logica temporale. Il tempo non esiste se non come categoria irreale, sintesi fantastica di esperienze che si relazionano come se dovessero sempre riconquistare nuovi equilibri.
L'aspirazione all'assoluto è una tensione che gli artisti contemporanei hanno sempre sostenuto, quasi annullando il valore lineare della temporalità in una estensione cosmica della visione.
Assoluta è la poesia come geometria che anima lo spazio, assoluta è l'astrazione che reagisce all'eccessivo mimetismo delle forme, assoluta è la magia che il colore incarna come stupore della materia che accresce il suo originario incanto. Anche il sentimento dell'infinito è collegato all'orizzonte circolare del tempo in cui l'arte di Licini esprime miracoli fatti di nulla, elementi umani sparsi su fondi astratti, amalassunte, angeli ribelli, personaggi che abitano i cieli in bilico tra il volo e la caduta.
L'esigenza di riferirsi all'immaginario sconfinato di Licini è certamente una possibiltà carica di suggestioni e di impeti, di percorsi che entrano in contatto con i silenzi e con i minimi fragori del sentire pittorico, purchè tale aspirazione non si nutra di facili emulazioni. La questione non riguarda tanto l'adesione agli aspetti stilistici quanto al valore poetico della visione interiore, alla dimensione visionaria dello sguardo che si muove sul filo della fantasia alludendo ai misteriosi sensi del visibile.
L'occasione di ripensare l'arte di Licini non può che essere preziosa per conferire un giusto peso a un versante della ricerca artistica del '900 che è rimasto quasi sempre segreto, spiazzato dai grandi movimenti, conosciuto e frequentato solo da pochi artisti e dai rari critici che hanno studiato con passione la sua sottile traiettoria fantastica e libertaria.